Storia
E’ stata rilevata la
presenza dell’uomo sull’isola già a partire dall'età
del bronzo (secc. XVI-XVII a.C.). Infatti come
Ponza, anche Ventotene venne scelta come luogo di
insediamento in quanto facilmente difendibile perchè
a ridosso del ciglio roccioso ma non lontano da
punti di approdo. In età antica l'isola assume i
nomi di Pandaria e Pandotira ed è solo a partire dal
Medioevo che prende corpo la progressiva
deformazione lessicale dell'originario nome
dell'isola, fino a giungere all'attuale nome
"Ventotene", che molto probabilmente deriva dal
termine "vento". Dopo un lungo nel quale l’isola
risente del maggior sfruttamento di Ponza, Ventotene
acquisisce importanza dal I secolo a.C. come luogo
di esilio di esponenti della famiglia imperiale.
Spettò a Giulia, figlia di Augusto il triste destino
di inaugurare la serie di ospiti illustri
dell'arcipelago pontino. Gli storici raccontano che
nel 2 a.C. la figlia di Augusto fu relegata a
Ventotene per violazione della lex iulia sulla
moralizzazione pubblica, emanata da Augusto nel 18
a.C.. Del periodo romano rimangono sull’isola
monumenti significativi come la grande “Villa
Giulia” con il nucleo principale a Punta Eolo, le
cisterne di alimentazione dell'acquedotto, i resti
della necropoli e del porto che è il risultato di
una escavazione artificiale della frastagliata costa
di tufo dell’isola. Il bacino è profondo in media 3
metri ed è completamente circondato dalla roccia. Un
porto quindi messo al riparo dalla tremenda forza
dei venti e dei marosi che l'avrebbero
incessantemente flagellato per secoli. Le sporadiche
testimonianze dei secoli successivi alla dominazione
romana vennero spazzate via o totalmente rimpiazzate
con l’avvento dei Borboni che operarono una nuova
urbanizzazione di Ventotene costruendo il
borgo marino, la chiesa di S. Candida, il Forte
Torre ed il carcere di S. Stefano. Durante il regime
fascista le isole di Ventotene e Santo Stefano
furono destinate a luogo di confino degli oppositori
politici e vi furono detenuti l'ex Presidente della
Repubblica Sandro Pertini, Giorgio Amendola, Altiero
Spinelli e Ernesto Rossi. A questi ultimi due si
deve la redazione del così detto Manifesto di
Ventotene ("per un'Europa libera e unita. Progetto
d'un manifesto") del 1941 che costituì negli anni
successivi un riferimento importante per il processo
di formazione dell’unione dei paesi europei.
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